Dal Film Ragazze Interrotte – Riflessioni sulle Interruzioni

“Avete mai confuso un sogno con la vita? O rubato qualcosa pur avendo i soldi in tasca? Siete mai stati giù di giri? O creduto che il vostro treno si muovesse mentre invece era fermo? Forse ero pazza e basta, forse erano gli anni ’60 o magari ero solo una ragazza interrotta”

Inizia proprio così Ragazze Interrotte, un film del 1999 che vede protagoniste le bellissime Winona Ryder e Angelina Jolie, un adattamento del diario di Susanna Kay “La ragazza interrotta”.

Oltre agli innumerevoli premi (Premio Oscar e Golden Globe nel 2000, solo per citarne alcuni), colpisce il retroscena dello stesso: Winona Ryder rivelò la sua forte passione per produrre il film e che ci vollero sette anni per farlo finire sugli schermi.

La storia è quella  di una Susanna, una ragazza all’apparenza normale, con un cattivo rapporto con i genitori, piena di insicurezze e debolezze, che a volte si rifugia in un universo mentale personale. Ama scrivere, e annota i fatti della sua vita in una specie di diario. Una sera, Susanna ingoia un flacone di aspirine con della vodka; viene soccorsa, e successivamente i genitori decidono di portarla in un ospedale psichiatrico, il Claymoore Hospital; lì, Susanna firma il ricovero. Dal Claymoore emergeranno via via tutti i personaggi particolari con i quali Susanna svilupperà simpatie e antipatie, affetti, amori e avversioni di vario tipo, in una trama che si intreccia fino a ingarbugliarsi, per poi snodarsi via via e lasciare il posto a un finale di “ritorno al reale”.

 

Susanna dà il via a una serie di riflessioni, prima tra tutte la consapevolezza che esistono storie interrotte, di ragazze e ragazzi, bambini e adulti, che talvolta non ricevono le attenzioni che meriterebbero. E anzi, molto spesso vengono travisate, interpretate male, non accolte. Un’interruzione può avvenire a ogni età, quando qualcosa d’improvviso e inaspettato irrompe nella vita dell’individuo e si insinua nella mente con anche (ma non solo) ricordi improvvisi, i cosiddetti flashback, che appaiono nelle mente provocando un temporaneo distacco dalla realtà .

In “Ragazze interrotte”è questo uno dei sintomi più ricorrenti che Susanna fa vedere. E’ un film che può facilmente toccare le corde dei più sensibili amanti del Cinema Psicologico, un film in cui scena dopo scena la protagonista descrive come si sente e questo suo mondo interiore incompreso, confuso persino a lei.

Viene costretta ad entrare in una clinica per malattie psichiatriche.

 

Torna dunque l’incubo dei manicomi, fatto di camice di forza, elettroshock e anche amorevoli cure infermieristiche. Ma per chi guarda, torna anche la riflessione (per certi versi, per alcuni e non per altri, meravigliosa e spaventante) che difficilmente ogni essere umano non fa durante tutta la propria vita:

 

“Sono forse pazzo? Perché sono così diverso? Perché non riesco a decidere quando si tratta di scegliere cosa voglio, chi sono e perché lo faccio?”

 

Per gli appassionati del tema, tutto questo viene ben descritto anche in  Ti regalerò una rosa di F. Cristicchi.

E ancora, proprio a Roma, al famosissimo Museo della Mente. è possibile fare un itinerario immersivo-narrativo attraverso le memorie dell’ex  manicomio S. Barbara, per una lettura dell’alterità, delle sue forme e dei suoi linguaggi, per combattere lo stigma e promuovere la salute mentale.

Insomma, Ragazze Interrotte non è un semplice film,  è un viaggio nei sotterranei della mente che le protagoniste anche ripercorrono e fanno ripercorrere, non ultimo con il seguente prologo col quale la protagonista chiude la scena:

“Dichiarata sana e rispedita nel mondo. Diagnosi finale: borderline recuperata. Che cosa voglia dire ancora non l’ho capito. Sono mai stata matta? Forse sì. O forse è matta la vita. La follia non è essere a pezzi o custodire un oscuro segreto. La follia siete voi o io, amplificati: se avete mai detto una bugia e vi è piaciuto, se avete mai desiderato di poter restare bambini in eterno… Non erano perfette ma erano amiche mie. Negli anni ’70 quasi tutte erano uscite e vivevano la loro vita. Alcune le ho riviste, altre no, mai più. Ma non c’è un giorno in cui il mio cuore non le ritrovi.”

 

Perché guardarlo?

Perché la maggior parte di noi vive la paura di essere folle almeno una volta nella vita.

Perché il confine tra l’essere “normale” e l’essere “folle”, in alcuni casi e in specifiche situazioni, può essere sottile e interessante è osservare tale confine nel disturbo borderline (il disturbo della protagonista).

Perché è importante osservare cosa può salvarci da questo sconfinare.

E in ultimo, ma non certo per importanza: PERCHE’ LA CONSAPEVOLEZZA PUO’ SALVARE.

 

BIBLIOGRAFIA

CLARKIN J., YEOMANS F., KERNBERG O., (2000) Psicoterapia delle personalità borderline, Raffaello Cortina Editore, Milano

GUNDERSON J. G. (2001) La personalità borderline. Una guida clinica. Tr.iti Milano, Raffaello Cortina, (2003)

KAYSEN S., (1993), La ragazza interrotta, Tea Trenta

PETRINI P. (2007), La personalità e la sua struttura, (A cura di Pietro Petrini), Il complesso borderline, II Edizione, Roma, Alpes Italia srl

 

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