La Cura per non Tradire. Amore e altri rimedi per dare valore a sé e all’altro.

 “Certo che ti farò del male. Certo che me ne farai. Certo che ce ne faremo. Ma questa è la condizione stessa dell’esistenza. Farsi primavera, significa accettare il rischio dell’inverno. Farsi presenza, significa accettare il rischio dell’assenza…” scriveva Saint- Exupery nel suo meraviglioso Piccolo Principe.

Cresciamo con l’idea che l’amore vero sia un po’ quello delle favole, principesse baciate da principi azzurri. Ma nella vita vera, l’alone magico è forte solo all’alba di un amore e può anche capitare che quella magia venga spezzata da un tradimento.

Confrontarsi con un tema così caldo surriscalda un po’ tutti: cambiando il punto di vista ci si può identificare nel “tradito” e nel “traditore”, in chi va via e in chi pensa di essere abbandonato.

C’è chi lo condanna, chi lo teme, chi lo guarda con un po’ di adrenalina, chi lo racconta con paura, chi l’ha fatta franca, chi dice “mai dire mai”, chi “forse perdonerei”, chi “mai e poi mai” e ancora e ancora.

Di fronte alla domanda “Ma per quale motivo si arriva a tradire?”, le risposte sono state diverse:

perché si hanno in corpo molte più energie di quelle che vengono consumate con un solo partner, perché è biologia, perché ci si annoia della stessa persona alla lunga, per vanità, per vizio, per egoismo, perché diventiamo incapaci di vedere l’altro, perché si ha voglia di cambiare, perché il vecchio amore è diventato così soffocante e simbiotico che è necessario differenziarsi in modo drastico”… e ancora: “perché si è cresciuti tanto di più del nostro partner che è rimasto indietro, perché sono cambiati i nostri bisogni, perché abbiamo necessità di voltare pagina, perché non ci si emoziona più col vecchio, per ritrovare se stessi” e via via così..

Di base, nella nostra mente, accade che il più delle volte si cerca fuori quello che non si riesce a trovare dentro, dentro se stessi, dentro la relazione di coppia.

Quando si arriva a tradire l’idea che abbiamo dell’altro può di fondo (inconsapevolmente) essere l’idea di un essere inferiore (uno che stimiamo poco, uno poco amabile, uno che forse merita di essere tradito, uno che non sa amare abbastanza, perlomeno non come vorremmo essere amati, uno verso cui per qualche motivo siamo arrabbiati) o ancora, più probabilmente, qualcuno che si è perso di vista, qualcuno che ci è diventato nel tempo un “perfetto sconosciuto”.

E d’altra parte, dove finiscono dentro di noi le immagini, le sensazioni, le emozioni, le convinzioni che avevamo i primi mesi su quel nostro grande amore?

Quando si arriva a tradire, molto spesso, è perché è successo che: non volendo il nostro partner e noi o entrambi abbiamo smesso di essere il principe azzurro o la principessa dei primi giorni e ci siamo trasformati in un padre o in una madre con cui viene difficile continuare a far l’amore.

La passione va annaffiata.

La passione nel tempo si spegne come una pianta che non annaffiata regolarmente appassisce e muore e ci si ritrova in una relazione priva di slancio.

È faticoso far rifiorire una pianta rinsecchita, che abbiamo lasciato priva di acqua per giorni, mesi, a volte anni.

E quando si smette di amare accade proprio così. Esiste un problema molto comune che ci spinge a spostare sui nostri partner i problemi che abbiamo dentro: “non mi da abbastanza amore e attenzioni, forse non mi ama, non è responsabile” ecc.. e nel tempo, questo tipo di pensieri ed emozioni si accumulano e spingono a sognare amori ideali, a creare aspettative che ci fanno chiudere, che ci fanno smettere di dire a chi abbiamo accanto: “così non sto bene, così non provo amore”. Silenzi per anni, per paura della fine di una relazione, per paura di rimanere da soli, per paura che dicendo che stiamo smettendo di amare l’altro ci lasci prima di noi e ci abbandoni.

Ed è proprio in quel non dire che inizia la Fine.

È proprio non dicendo che togliamo a noi e all’altro la possibilità di affrontare un problema, una crisi, che affrontati potrebbero anche essere superati, potrebbero anche far crescere insieme. E invece spesso non accade.

“Se fosse vero amore mi capirebbe senza bisogno di dirglielo, se mi amasse davvero lo farebbe in automatico, se lo fa perché glielo dico io non è vero amore” si pensa erroneamente e proprio questi pensieri uccidono pezzettino dopo pezzettino la relazione.

C’è un bambino dentro ognuno di noi che vive ancora nel mondo delle favole, che pensa che il bel finale avviene senza alcuno sforzo, che appena si prova dolore come per magia accorre sempre qualcuno che ci ama senza bisogno di chiedere aiuto, come se il mondo fuori fosse capace di leggerci nella mente. E invece “comunicate, comunicate sempre”, ancor di più oggi, in cui tutti corriamo e prendiamo il cellulare per cambiare vita in un momento, per evadere da dove siamo. “Fatevi ascoltare, fatevi comprendere”. Perché la gente e anche noi, spesso, non ascolta e non sente e non vede e tantomeno immagina quello che pensiamo e sentiamo noi, ancora di più se non glielo diciamo.

E allora, come far crescere la pianta dell’amore nel tempo?

Sarebbe notevole iniziare ad osservare attorno a noi le persone che già sanno farlo, tutti quelli che riescono a rimanere insieme nonostante le difficoltà, che hanno imparato a riparare le rotture quotidiane e anche quelle più importanti.

E infine, le Piccole attenzioni che ci fanno sentire importanti, sono quelle che fanno la differenza. Mettete in borsa e in tasca le aspettative degli amori ideali, smettete di aspettarvi cose che vorreste dall’altro, girate il riflettore su di voi e iniziate a fare. Ogni giorno, piccole attenzioni che facciano sentire l’altro importante, speciale, unico, un essere che merita assolutamente di essere amato.

E parlatene, parlatene sempre.

E pretendete che tutto questo sia reciproco, e parlate ancora di quando l’amore smette di essere reciproco. Perché proprio in quel momento qualcosa si sta spegnendo, proprio in quel momento la piantina che avete scelto ha bisogno di più cure e attenzioni per continuare a rimanere in vita.

 

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